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TERAMO – Se ne parla da anni, ormai, ma nonostante soldi, delibere, proclami, inni alla regione verde d’Europa e investimenti futuribili, avere a disposizione una via solo per le biciclette con cui raggiungere San Salvo da Martinsicuro, è ancora una chimera. Eppure sembra ieri quando l’assessore regionale Mauro Di Dalmazio, che ebbe l’idea di collegare l’intera costa abruzzese con un nastro ciclopedonale, parlava di progetto realmente finanziato. Era il marzo 2014: «Quella che da tanti anni era solo un’idea, per molti un sogno – diceva il delegato di Chiodi al Turismo – il progetto sta concretamente prendendo forma e sarà una opportunità incredibile per lo sviluppo dell’Abruzzo». Quattro anni fa, la Regione acquisiva le aree dell’ex tracciato ferroviario nella costa dei trabocchi e dava in appalto i lavori per il ponte sul Saline, oltre a opere di completamento o miglioramento delle piste esistenti, soprattutto nei comuni del Teramano: ad oggi cosa c’è di tutto questo? Poco e niente. Noi de La Città Abbiamo inforcato una bici e da Tortoreto Lido abbiamo percorso il tracciato costiero di quello che dovrebbe essere il “bike to coast” d’Abruzzo, tanto reclamato nel turismo italico e accoppiato all’opportunità di viaggiare in treno con la bicicletta al seguito. Non è tutto oro quel che luccica, però. Siamo arrivati fino a San Vito Chietino al margine della famosa e unica ‘costa dei trabocchi’ e poi siamo rientrati a Giulianova in treno. Ecco la nostra esperienza.
DA TORTORETO. La partenza di primo mattino rende più fruibile il percorso, dal lato della costa teramana che per storicità e tradizione, da anni vanta un percorso ciclopedonale dedicato sul lungomare. Da Martinsicuro al confine con Giulianova, 14 chilometri comodi, con qualche sbavatura sul fondo e sui… colori non uniformi da comune a comune, ma pur sempre godibili e per tutte le… gambe.
GIULIANOVA. Dal ponte sul Salinello, che finalmente ha ricevuto la tanto richiesta ristrutturazione, e attraversando la zona dei campeggi, il percorso si snoda sulla classica pista del lungomare Zara e nel tratto monumentale: è in questo tratto che si accennano le prime difficoltà, vuoi per il tracciato che lambisce il piano stradale dei parcheggi e delle auto, vuoi perchè, dopo il porto, la promiscuità del recente tracciato con gli ingressi di rimessaggi e attività commerciali, rende rischioso il transito delle bicicletta: il pericolo è anche aumentato dal continuo saliscendi dal marciapiedi per saltare gli accessi carrabili. Circa 300 metri sono tali, per poi riallargarsi nella classica pista ciclopedonale che segue il limite della spiaggia e degli chalet fino al ponte sul Tordino. Sebbene accomodato di recente e riaperto al transito, il ponte mostra le ferite del tempo e addirittura il canneto sottostante ‘buca’ il fondo del percorso.
COLOGNA. Nella frazione di Roseto c’è la maggior varietà di fondi stradali e dissuasori. A partire dal tratto asfaltato della zona dei camping, che prosegue in via degli Acquaviva (disegnata proprio nei giorni scorsi assieme all’apertura dei tracciato nella riserva del Borsacchio, e poi sul lungomare fino alla Rotonda di contrada San Martino, dove è possibile ‘ammirare’ terrificanti blocchi di cemento alternati a dissuasori in gomma. Una piccola interruzione di pista immette sul tracciato di circa 3 chilometri all’interno della Riserva del Borsacchio. Il fondo è battuto in brecciolino, sicuramente poco adatto alla percorrenza senza una gomma rinforzata come quelle delle mountain bike. Scenario naturale stucchevole sì, ma non godibile da tutti, a rischio forature.
ROSETO. Dal camping Lido d’Abruzzo si rientra sul tracciato in asfalto, disegnato ma un pò stretto, aprendosi poi sul lungomare nord e fino al Celommi. Molte polemiche hanno accompagnato la realizzazione di questo tracciato, il cui cantiere è stato dismesso da pochi giorni, tuttavia è godibile anche relativamente comodo se non fosse per il poco spazio e il rischio rappresentato dalla presenza di panchine sporgenti sul ciglioi della pista. Peccato che al confine sud il tracciato diventi sconnesso e al porticciolo turistico costringa a deviare verso  la statale 16 Adriatica per la mancanza del ponte sul fiume Vomano.
PINETO E SILVI. Si rischia un pò troppo a percorrere il ponte dell’Adriatica sul Vomano a Scerne di Pineto e doversi immettere all’incrocio per rientrare sul lungomare. Lo è soprattutto per le comitive numerose e le famiglie, per la gestione dell’incolumità dei bambini. Da Martinsicuro ci sono circa 28 chilometri senza mai dover percorrere un’arteria stradale. Da Scerne fino a Silvi, il percorso diventa suggestivo e anche relativamente comodo, anche se molto potrebbe essere migliorabile, in particolare a Silvi Marina dove tra via Arrigo Rossi e via Cristoforo Colombo la commistione con le uscite dai negozi e il poco spazio a disposizione, rende impossibile il transito alle bici, nonostante il percorso sia indicato dalla segnaletica.
CERRANO. Che dire delle Pinete storiche e dello stucchevole tratto dell’area Marina Protetta del Cerrano? Si pedala in una galleria naturale fatta di pini marittimi e flora mediterranea, a ridosso di spiaggia di sabbia e un orto botanico. Il fondo, sabbioso e ricoperto di aghi di pino, non è adatto a tutte le biciclette e questo è l’unico limite. Tra l’altro, proprio sotto alla Torre, dove il percorso torna da essere in asfalto, c’è una stazione di ricarica per biciclette elettriche, un unicum sull’intero percorso di circa 80 chilometri che abbiamo percorso.
MONTESILVANO-PESCARA. Purtroppo alla Piomba si lascia la pista ciclopedonale e in attesa di un agognato ponte bisogna stringere i denti e rischiare, tornando sulla statale Adriatica. Il percorso è lungo, fino al Saline al confine con il territorio di Città Sant’Angelo e poi sul viale dei grandi alberghi (via Austria) per tornare sulla pista ciclabile di viale Aldo Moro, lungomare di Montesilvano. Da qui la pedalata è comoda, anche se la pista inizialmente un pò stretta, fino alla Nave di Cascella e sull’emozionante Ponte del Mare.
FRANCAVILLA AL MARE. La pista ciclabile prosegue senza soluzione di continuità attraverso San Silvestro e viale Alcyone fino a Francavilla al Mare dove si alternano tratti su asfalto e su un inedito fondo in legno, a ridosso di casotti e ombrelloni. Sono gli ultimi chilometri di goduria ciclistica: avvicinandosi il confine con Ortona, cominciano i dolori.
ORTONA . Non è soltanto per il tracciato che si fa repentinamente in salita, ma soprattutto perchè dopo ore di pedalata l’attenzione allo sforzo deve fare i conti con la condivisione del percorso con i mezzi a motore. Non c’è più pista ciclabile da qualche chilometro prima del Lido Riccio. Fin qui sono stati percorsi (da Tortoreto Lido) circa 64 chilometri, in poco meno di 6 ore: per una comitiva di 12 ciclisti diventa rischioso muoversi, anche in fila indiana, verso la mèta. Lo via prescelta ci porta ad Ortona centro e poi attraverso la zona del porto verso San Vito Chietino.
COSTA DEI TRABOCCHI. Impagabile il panorama, ma nessun privilegio per chi viaggia in bici. Non c’è pista, nonostante qui da anni di discuta sulla destinazione del vecchio tracciato ferroviario della Sangritana.
IL RITORNO IN TRENO. Per rientrare alla base abbiamo scelto il treno, per approfittare dell’opportunità offerta da Trenitalia di viaggiare sui treni regionali con la bici al seguito gratuitamente. Ma anche qui son gioie e dolori. Una comitiva di 12 persone con bici non può viaggiare su un convoglio e rischia, come è successo, di trovare quei pochi spazi per le bici occupati (giustamente) da chi è salito prima. Non c’è possibilità di prenotazione e comunque i capitreno possono opporsi alla salita a bordo. Il gruppo lo abbiamo ‘spezzato’ in due: i primi 4 cicloamatori hanno trovato maggior comodità sul regionale Pescara-Ancona perchè c’era uno scompartimento per le biciclette; più difficoltoso il tratto precedente fino a Pescara, perchè sul convoglio già viaggiavano altri 8 bikers vicentine che hanno scelto l’Abruzzo per pedalare: è il segno che nonostante non sua ancora una regione a misura di bicicletta, c’è chi ci sceglie comunque.